Comunità di linguaggio alla frontiera

Nella società postmoderna sono cambiati i punti di riferimento identitari e gli individui si definiscono sempre più non in base al territorio in cui vivono, ma in base alle relazioni che sviluppano. Anche la Chiesa è toccata da questo fenomeno, perciò le multi-appartenenze, che definiscono i 'nomadi spirituali' moderni, fanno sì che essi sviluppino un senso di appartenenza non più necessariamente nella Parrocchia territoriale, ma ad altre realtà definite dal principio di personalità. Il linguaggio è il nuovo criterio che determina la forma di appartenenza ad una comunità. Esso è più che uno strumento di comunicazione, è il locus theologicus, l'unico contesto dove il fedele può incontrare Dio. La Chiesa è chiamata a riconoscere in modo ufficiale anche questo criterio aggregativo, assumendo un orientamento interculturale. Una 'comunità di fede' alla frontiera, come lo è la Parrocchia personale S. Pio X di Basilea Città nell' 'angolo delle tre terre', cioè il punto di incontro tra la Germania, la Francia e la Svizzera, diventa un modello di una comunità transnazionale, che supera la dimensione giuridica territoriale cantonale, e con uno specifico linguaggio.

Antonio Grasso è un missionario scalabriniano. Ha conseguito il Baccellierato presso l'Università S. Tommaso e la Licenza in Teologia pastorale della Mobilità Umana presso il SIMI di Roma. Ha vissuto per due anni a Los Angeles, lavorando con i migranti latinoamericani, si è occupato di pastorale giovanile interculturale e ha lavorato in Svizzera con i rifugiati e presso le comunità di lingua italiana di Basilea e Berna. Ha conseguito il Dottorato presso la Facoltà Teologica di Friburgo (Svizzera).