Dopo la sua Tetralogia, l'autore propone al lettore un libro nel quale principalmente si intessono in trama Freud e Heidegger, Derrida e Sini. Da "Al di là del principio di piacere", si passa alla "speculazione" che in esso si innesta, per giungere alla posta in gioco della "pratica del pensiero". Non può mancare, in una tale scena, l'apparizione di Lacan, con i suoi "giri del dire". Tutto ciò avviene continuamente sullo sfondo di "la vita la morte", nel rimbalzo del progetto gettato che tutti siamo e che potremmo chiamare, parafrasando Heidegger, "die äusserste Er-innerung", l'estremo addentrarsi nel "supremo ricordo". Lo scritto comprende inoltre delle considerazioni sugli appunti di Heidegger in margine ai Seminari di Zollikon (vol. 89 della "Gesamtausgabe"), dove possiamo trovare evidenti tracce che testimoniano, molto più che altrove nella produzione heideggeriana, una lettura da parte del filosofo dell'opera di Freud (a conferma del suo "profondo domandare" sulla psicologia in generale), e dove anche Vico è nominato.

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