Recensione del terzo capitolo di 'L'italiano da scrivere'

Literature Review from the year 2013 in the subject Romance Languages - Italian and Sardinian Studies, grade: 1,7, Free University of Berlin (Institut für Romanische Philologie), course: Linguistica italiana contemporanea, language: Italian, abstract: Vedendo le trasmissioni televisive negli ultimi anni e le sempre più diffuse carenze nella conoscenza della lingua italiana da parte dei presentatori, quasi si prova, a parte l'imbarazzo per essi, timore per il futuro dell'idioma. Anche la comunicazione scritta ha avuto un peggioramento negli ultimi tempi, soprattutto a causa del sempre più frequente uso d'Internet e SMS, che richiede spesso velocità e pragmatismo a dispetto di un corretto utilizzo della lingua. Claudio Giovanardi, pluriennale professore e direttore del dipartimento di Italianistica dell'Università degli Studi Roma Tre, nel suo volume 'L'Italiano da scrivere. Strutture, risposte, proposte', pubblicato nel 2010, cerca di dare una risposta al dilemma se esista ancora l'italiano standard. L'autore, nella premessa (cfr. pp. 1 sg.) ci fa sapere, che con questo volume si vuole soprattutto occupare di quegli aspetti dell'italiano scritto standard odierno, che sono 'particolarmente 'sensibili', [aspetti che secondo lui] segnano una deriva e sembrano variamente destabilizzanti' (p. 1) per la lingua italiana. Il suo libro però non vuole essere una grammatica completa o un manuale di linguistica italiana con spiegazioni su tutto il sistema dell'italiano. Il gruppo destinatario sono sì gli alunni delle scuole secondarie e gli studenti all'università, ma soprattutto gli insegnanti, per liberarli, nella loro prassi didattica, dei dubbi concernenti le regole dell'italiano standard. Il filo conduttore del libro è la convinzione dell'esistenza di una lingua italiana standard di riferimento, che almeno nelle occasioni formali sia d'obbligo osservare. Di seguito prenderò in esame il terzo capitolo nel quale Giovanardi tratta di 'Lessico e formazione delle parole'. (vedi pp. 53 - 83)

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