Scrivendo un giorno al mio Socrate io mi doleva che l¿anno del secol nostro 1348, per la morte di tanti amici, tutte quasi mi avesse rapite le consolazioni della vita: e ben mi ricorda quanti furono allora i miei lamenti e le mie lagrime. Ora che far dovrò in questo anno sessantunesimo, che non solo di ogni altro tesoro, ma di quello che sopra tutti m¿ebbi prezioso e carissimo, di Socrate mio, m¿ebbe spogliato? Delle tante altre perdite non voglio parlare: perché proromper non voglio un¿altra volta in querele, che a me, all¿età mia, ed agli studii miei mal si convengono, né voglio che a nuovo dirotto pianto mi sforzi la memoria di quest¿anno pestifero per molti luoghi, e spezialmente per ...

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